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Depressione male del secolo e disabili più a rischio?

articolo di Alessandra Babetto

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Più grave è la disabilità, più risulta compromesso l’adattamento social

Più del cancro e del diabete. Entro il 2020, i disturbi dell’umore diventeranno la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari. Il campanello d’allarme, lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), preoccupa non poco il mondo della disabilità dove i disturbi della sfera mentale hanno un’incidenza da 5 a 7 volte superiore rispetto alla popolazione generale.
I numeri diffusi dall’Unità di valutazione diagnostica funzionale del Serafico di Assisi, centro di eccellenza nazionale ed internazionale per la riabilitazione di ragazzi con disabilità plurime, parlano chiaro: negli ultimi 4 anni si è assistito ad una crescita del 60% di questi casi.

A tal proposito, la letteratura rileva che i comportamenti gravemente disadattivi possono assumere le forme più disparate, anche se ne esistono di tipiche e ricorrenti. In particolare, la natura dei disturbi emotivi e comportamentali è correlata spesso alla gravità della disabilità intellettiva. Nelle forme lievi e medie prevalgono i disturbi della condotta, disturbi dell’umore soprattutto di tipo depressivo spesso associati a manifestazioni di ansia, disturbi ossessivo-compulsivi e deficit dell’attenzione; nelle forme di disabilità intellettiva grave prevalgono i disturbi comportamentali di tipo autistico, condotte aggressive e discontrollo degli impulsi. In pazienti con pluriminorazioni anche senza ritardo mentale, può essere presente una deficienza del controllo degli impulsi ed una labilità emotiva che si accompagnano spesso ad atti auto-lesivi ed etero-aggressivi. In generale, tutti questi disturbi sono correlati a specifici fattori di rischio quali, ad esempio, la presenza di un disturbo neurologico o, soprattutto, la carenza di accudimento e/o atteggiamenti inadeguati in ambito familiare e sociale.

Il male del secolo non è solo la depressione, in aumento ci sono anche altri disturbi quali quelli d’ansia, del comportamento alimentare, dello spettro schizofrenico, correlati ad eventi traumatici, per non parlare delle diverse forme di dipendenze, dall’uso di sostanze, alle nuove forme di dipendenze comportamentali (da gioco d’azzardo patologico, da internet e nuove tecnologie, da spese compulsive, da sesso patologico). Inoltre, se prima l’età media di insorgenza della malattia era tra i 20 e i 40 anni, oggi sono in aumento le manifestazioni precoci o tardive. La cultura di oggi propone ai giovani dei modelli di identificazione molto difficili da raggiungere, aprendo le porte ai moderni disturbi psichiatrici e al loro continuo aumento. D’altronde circa il 20% della popolazione mondiale presenta, secondo l’Oms, un quadro di umore instabile, dato che si accompagna all’aumento del numero di suicidi, circa 800mila all’anno (uno ogni quaranta secondi), che arrivano a rappresentare la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni. Questi dati risultano ancora più drammatici se rapportati a persone con disabilità.

Ancora più grave risulta essere la reazione delle persone con disabilità multiple, le quali presentano una bassa soglia alle frustrazioni, in particolar modo quando sono esposte a difficoltà e a delusioni che provengono dal mondo esterno. Il vissuto di frustrazione può portare ad una tonalità d’umore di fondo caratterizzata da irritabilità, oppositività, con inevitabili ricadute sul comportamento. Situazione quest’ultima che può rendere il soggetto non collaborante e poco reattivo ai tentativi di educazione e di socializzazione. L’adattamento sociale, infatti, è quasi sempre compromesso in particolare nelle forme più gravi di disabilità. Spesso l’unica modalità con la quale queste persone riescono a dimostrare la propria protesta è quella di compiere atti aggressivi, che agli occhi degli altri risultano il più delle volte inspiegabili e sproporzionati.
Nelle persone con disabilità la comunicazione dei propri bisogni, sentimenti, richieste, risulta difficoltosa per l’inadeguatezza o la compromissione dei mezzi e delle funzioni. E il comportamento spesso assolve a questo compito: per la persona che non possiede o non ha imparato ad usare modalità evolute per esprimersi, il modo di agire, anche nelle forme più strane o pericolose, rappresenta una forma primitiva di  comunicazione.

Per informazioni:

Organizzazione Mondiale della Sanità (sito in inglese)

 

Articolo su Disabili.com

Autore:

scrittore, lettore, autore, sognatore

3 pensieri riguardo “Depressione male del secolo e disabili più a rischio?

  1. Chi parte da una situazione di svantaggioè, ovviamente, più a rischio. I disabili hanno però, dalla loro, una maggior abitudine alla lotta che può aiutarli nell’affrontare certe difficoltà, che sembrano insormontabili ai “normali”

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