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Ho deciso di stare meglio

Sono stati giorni orribili per me e solo ieri sono riuscito ad asciugarmi le lacrime. Sono ritornato al Pratello, il mio luogo sicuro.

In sella alla mia carrozza elettrica in compagnia della mia compagna siamo partiti dal Macondo. Spritz con Campari. Continuiamo, mangiamo qualcosa: Piadina Pratello. Mortadella, squaquerone e rucola, Crescione e calice di Sangiovese. Facciamo amicizia con persone che mangiavano e bevevano lì come noi, torno a sorridere. Continuiamo a bere, andiamo nel locale in cui non vado da anni: Barazzo. Faccio la foto con Drago, ordiniamo un bicchiere di vino Syrah. Rido ancora, finalmente, o forse ero già ubriaco sulla sedia rotelle, non lo so, ma sicuramente ero felice. Con la mia compagna decidiamo di andare in Piazza San Francesco, prendiamo un gelato nella Cremeria San Francesco. Molto buono, forse ero meno ubriaco o forse sono tornato a non stare troppo male. Decidiamo di tornare attraversando la piazza, un’amica che non vedevo da tempo viene verso di noi, saluti, baci, abbracci e sorrisi. Lei era bellissima come sempre, come se il tempo si fosse fermato, e ci siamo salutati. Seduto sulla carrozzina pensavo: anche Alessia era sempre bellissima, anche per lei il tempo si era fermato, ma questa volta si è fermato per sempre. Ritorno a piangere pensando a lei. Arriviamo sotto casa mia, Teresa mi dice: vado a prendere Pippo. La mia testa non guarda più tristemente in basso, i miei occhi ora aspettano Pippo davanti la porta, sento il rumore di apertura e Pippo esce fuori senza guinzaglio correndo verso di me, salta sulla carrozzina, mi lecca la faccia, la testa, Pippo era felice, lo ero anch’io, avevo smesso di piangere, ridevo e lo ringraziavo.
Ieri ho ritrovato il sorriso, ho deciso di ringraziare Dio\Allah\Buddha o chi ne fa le veci per quello che mi hanno dato, ho deciso di non smettere mai di ringraziare la mia famiglia per tutto quello che hanno fatto e fanno per me, ho deciso di tornare dallo psicoterapeuta, ho deciso di non fermarmi, ho deciso di amare la mia vita, la mia compagna e il mio cane.
Ho deciso di stare meglio, o almeno ci proverò ringraziando sempre tutti.

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Sotto i Portici

3082595Racconto presente nell’antologia RACCONTI BOLOGNESI pubblicato a Novembre 2015 da Historica edizioni.

Sono nato in Sicilia e all’inizio non sapevo niente della città di Bologna, ma con il tempo questa città ha cominciato ad avvicinarsi lentamente alla mia vita. Quando ero bambino l’unico mezzo di comunicazione a cui avevo accesso era la televisione. I miei genitori mi piazzavano sul divano a guardare i cartoni animati, le cui sigle iniziali erano sempre cantate da Cristina D’Avena, nata a Bologna nel 1964. La sera andavo a letto presto e la televisione la guardavano i miei genitori. Ricordo che guardavano una donna che ballava e cantava: quella donna era Raffaella Carrà, nata a Bologna nel 1943.

Quando cominciai ad andare alla scuola elementare, il posto che mi fu assegnato fu quello accanto a Gianni, un ragazzino dai grandi occhi castani molto simpatico e con lui legai subito, infatti dopo breve tempo diventò il mio migliore amico. Gianni giocava a basket e questa cosa mi attirò molto. Convinsi così i miei genitori ad iscrivermi per praticare anch’io questo sport. Tutte le mattine andavo a scuola e tre pomeriggi a settimana andavo a giocare a pallacanestro insieme al mio amico Gianni. Sognavamo entrambi di diventare un giorno grandi giocatori di basket e le squadre più forti in Italia erano la Virtus Bologna e la Fortitudo Bologna.

Io crescevo e cominciai ad ascoltare la musica che proponeva la radio e questa cosa la facevo sempre insieme al mio amico Gianni. Ascoltavamo le canzoni di Lucio Dalla, nato a Bologna nel 1943 e ascoltavamo Luca Carboni, nato a Bologna nel 1962. I miei genitori, ovviamente, facevano sempre qualcosa di diverso da me e ascoltavano i Pooh, un gruppo che nasceva a Bologna nel 1962, con Dodi Battaglia che vi nasceva nel 1951.

Al termine della scuole medie iniziò una fase cruciale della mia prima adolescenza perché dovevo iscrivermi alle superiori, ma la cosa che mi turbò più di tutte fu che il mio amico Gianni fu costretto ad andare via dalla Sicilia. Suo padre aveva perso il lavoro e si dovettero trasferire per trovarne uno nuovo, in quegli anni si diceva che a Bologna fosse più facile trovare lavoro, era una città assetata di rinascita a seguito della strage di Bologna nel 1980. Gianni era andato via e io nel frattempo crescevo. Cominciai ad avere nuovi amici e tra questi c’era uno che suonava la chitarra che mi fece ascoltare per la prima volta Francesco Guccini. Quello che ricordo è che nella canzone “La locomotiva” lui diceva: “Alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno…un pazzo si è lanciato contro un treno”. Adesso io conoscevo bene il nome di quella città, ma sentirla nominare in una canzone mi faceva un certo effetto. Cominciai ad ascoltare altre canzoni di Guccini che diceva di essere un “modenese volgare” ma affermava in un’altra canzone: “Bologna capace d’amore, capace di morte”. Continua a leggere “Sotto i Portici”