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Riccio, Continua a correre!!!

Piero Cancemi, mazarese doc ma da anni trasferitosi a Bologna, ha sempre coltivato la passione per la scrittura, soprattutto per la narrativa, non risparmiando neppure a sé stesso una ben definita “durezza” dell’espressività linguistica. Una scelta lessicale che, seppur ridondante, è appropriata all’effica-
cia e all’incisività delle tematiche che il Cancemi affronta nei suoi due libri: “La bestia non corre” (ed. Vertigo, 2013) e “La bestia non si ferma” (Eretica Edizioni, 2016). In realtà si possono benissimo considerare un unico racconto suddiviso in due momenti cruciali dell’esistenza del giovane scrittore e già i titoli sono molto indicativi, oltre che suggestivi. Così come altrettanto significativi sono i nomi degli “attori” che l’autore utilizza – alcuni nati dalla sua fervida inventiva – ed attribuisce alla numerosa tribù che circonda il protagonista Riccio, l’alter ego di Piero, anche se supponiamo che i numerosi episodi scottanti che elargisce in grande quantità non siano tutti reali o realmente accaduti, ma è indubbio che anche le esperienze altrui o di cui siamo spettatori passivi diventino, per uno scrittore, spunto per ricreare sulla carta vicende, vissuti, dialoghi, nonché punto di partenza per offrire ai lettori istanti di riflessione. Se Riccio non è (o non è stato nel recente passato) l’alter ego letterario di Piero Cancemi, è indiscutibile che l’autore o lo conosce molto bene o ha avuto quell’empatia necessaria che gli ha consentito di calarsi nei panni del protagonista, e questo è anche un pregio. Riccio somiglia ai tanti giovani che ricercano sé stessi ed il proprio valore di persona (secondo la mia modesta opinione agiscono in modo errato e fallace) attraverso
esperienze che se all’inizio possono apparire esaltanti, liberatorie, alla fine rivelano tutta la loro ingannevole e illusoria fallacia: le droghe, le menzogne, lo spaccio, i soldi facili, il sesso anch’esso facile ma squallido, la ricerca di nuove sensazioni attraverso gli stupefacenti; la narrazione degli episodi (le discoteche, i luoghi di spaccio e smistamento, gli incontri sessuali) procede mantenendo un legame fortissimo di amicizia con parte (solo minima) di
quella affollata tribù di Talpa, Geka, Marmotta, Alce, Lepre e via di se-
guito, come l’amicizia così l’amore fa capolino, entusiasma, incendia Riccio e delude lo stesso che si butta a capofitto in rapporti o relazioni alla cui base esiste soltanto il godimento fisico, momentaneo sì ma anche appagante. Qualcuno si è scandalizzato leggendo le pagine in cui i riferimenti sessuali sono molto espliciti sia nel linguaggio che nella descrizione, ancora una volta per questi signori “qualcuno” si considera il sesso un tabù e se le “cose” si fanno, non bisogna parlarne! Il cosiddetto “bestiario” comunque non è riferito esclusivamente ai nomi affibbiati alla moltitudine di personaggi presenti in entrambi i volumi, poiché la vera bestia è un ‘altra, subdola e strisciante, che tu, Riccio, pensavi di
riuscire a tenere a bada e mentre lo pensavi, facevi tutt’altro, ti credevi al sicuro circondandoti di brutte persone, di brutte esperienze che hanno oscurato la bellezza di altre…fino a quando, Riccio, ti sei reso conto che la “bestia” era rimasta in agguato e pronta a ghermirti. È a questo punto che la marea di ricordi – ormai di un passato lontano ed archiviato – ti spinge a rammentare, a riconoscere gli “errori” di quelle ormai lontane e giovanili esperienze, ad avere la consapevolezza che la Vita non è un gioco a perdere, non è provare sulla propria pelle ciò che fanno altri milioni di individui, ma al tempo stesso ti incita a non rinnegare nulla – se non in parte – di tutta quella congerie di avvenimenti casuali o cercati che hanno restituito “te” a te stesso. Senza pentimenti, senza infingimenti, senza ipocrisie altrimenti non saresti Riccio, ma un alieno!

“Riccio non si ferma”, è così che occorre rititolare il secondo racconto, anzi, auspichiamo il terzo dove il “peso” dei ricordi e delle memorie diventi bagaglio leggero da disperdere nel vento per riempirne un altro, di bagaglio, quello dell’essenza delle piccole cose, dei veri sentimenti, dei sapori e dei colori, delle passioni, dell’impegno, anche senza le corse delle gambe.

Recensione a cura di Francesca Incandela – L’Opinione

Autore:

scrittore, lettore, autore, sognatore

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